Grandi vini di montagna

Dalla riscoperta del Magliocco al campo sperimentale per recuperare l’identità enologica del Pollino. L’azienda Ferrocinto ha saputo scrivere, in pochi anni, una storia di ricerca e sviluppo.

Vini fortemente legati al territorio ed in particolare alla montagna che ne genera i nomi. Dolcedorme, Timpa del Principe, Serra delle ciavole, Cozzo del Pellegrino sono alcune delle cime più rappresentative dell’arco montano del Pollino ma anche le eccellenze in bottiglia, frutto di un grande lavoro sul terroir, che l’azienda Ferrocintoproduce da decenni nel territorio di Castrovillari, in un’areale altamente vocato alla coltivazione della vite. Qui è la storia che si intreccia con la tradizione e si traduce in modernità capace di testimoniare la passione per la produzione vitivinicola ma anche per l’innovazione.

La masseria fortificata

I vigneti di Ferrocinto si sviluppano intorno alla suggestiva tenuta dei Baroni Salituri, luogo che per sua storia è patrimonio identitario della zona “Vigne” di Castrovillari. La proprietà risale al 1658 e nasce come possedimento agricolo, in una zona estremamente generosa attorno alla masseria fortificata dalla pianta quadrangolare con torri semicircolari nel cuore della proprietà “Conca del Re” che ad oggi è ancora possibile ammirare in tutta la sua imponenza. Questo luogo è diventato il cuore dell’azienda insieme ad una moderna bottaia e sala degustazioni simbolo esperienza produttiva legata al vino: l’innovazione unita alla solida tradizione.

Nel solco degli Enotri, che hanno guardato alle terre della piana di Sibari risalendo verso la catena montuosa del Pollino, con la presenza dei vigneti come elemento caratterizzante dell’agricoltura arcaica, oggi la famiglia Nola ha dato vita ad una realtà che guarda al Mediterraneo. Ha un «potenziale molto importante» per dare «valenza ad un territorio» – racconta Luigi Nola, presidente del gruppo Ferrocinto – che ha saputo conquistare con le produzioni di qualità paesi lontani come il Giappone e l’Australia.

L’attenzione al territorio

L’enorme patrimonio naturale nel quale si trova immersa l’azienda, il Parco del Pollino, richiede scelte molto responsabili. Il regime di coltivazione è biologico ed il lavoro dell’uomo in vigna preserva le caratteristiche del terroir operando in perfetta armonia con la natura. Ogni scelta è frutto di una sintesi perfetta tra tradizione secolare e nuove acquisizioni tecnologiche. Dalla vigna fino alla lavorazione in cantina i processi produttivi sposano la sostenibilità ambientale

attraverso la produzione di bioenergia con l’utilizzo di sottoprodotti di vinificazione e di pannelli fotovoltaici. L’attenzione all’ambiente si rispecchia nella produzione con la scelta di tecniche meno invasive possibili, proprio per salvaguardare l’aspetto naturale dei vini ed intervenire solo nel momento in cui è strettamente indispensabile. Strategie che negli ultimi anni hanno permesso a Ferrocinto di ricevere il premio Ecofriendly dalla guida Vini Buoni d’Italia. Negli ultimi tempi l’azienda ha investito in un campo sperimentale, con il contributo dell’Università di Palermo per la salvaguardia di antiche popolazioni genetiche, che contribuisca a valorizzare il carattere unico del patrimonio ampelografico calabrese e fa parte di quel processo di rinascita e di consapevolezza intrapreso dall’azienda.

Il Magliocco e gli altri vini

Tra i filari che guardano al Pollino a quasi 500 metri di altezza in un contesto pedoclimatico di grande pregio si è scelto di dare «valenza e importanza al Magliocco» – spiega Nola – ed insieme al consorzio Terre di Cosenza l’azienda ha animato l’iter per il riconoscimento di questo vitigno oggi annoverato tra quelli importanti della Calabria in generale e della provincia di Cosenza in particolare. Ma accanto a questo anche il percorso di riscoperta di vini bianchi legati ad uve autoctone come il Montonico, il Pecorello ed il Greco bianco è stata una scelta precisa per rappresentare la certezza che il Pollino fosse vocato a questo tipo di produzioni. Una volontà strategica e precisa per «valorizzare le risorse, recuperare una tradizione enologica – spiega Luigi Di Minco, agronomo dell’azienda -cresciuta e radicata nei sapori di un territorio» con i vini che crescono all’ombra della montagna.

 

Luigi Di Minco | Agronomo Ferrocinto

Luigi Nola | Ferrocinto